Tag: Garanzie

  • Cosa significa mutuo a tasso fisso?

    Cosa significa mutuo a tasso fisso?

    Il mutuo a tasso fisso è una delle tipologie di finanziamento finalizzato all’acquisto di beni o servizi che è possibile fare in Italia. Lo scopo per il quale di solito si stipula un mutuo a tasso fisso è l’acquisto della casa. È possibile usare questa soluzione anche per altri scopi, in questi casi si parla di mutui per

    • ristrutturazione, finalizzati a lavori di sistemazione di opere immobiliari
    • edilizia, erogati per finanziare opere edili
    • liquidità, concessi per fare fronte ad esigenze finanziarie
    • mutui chirografari, poco utilizzati, simili ad un prestito per la mancanza dell’ipoteca

    Il mutuo a tasso fisso

    Tutte le tipologie di mutuo possono essere erogate sia nella formula a tasso variabile che in quella a tasso fisso. Per capire bene cosa vuol dire tasso fisso è necessario capire cosa è il tasso di interesse in un mutuo.

    In un mutuo il tasso di interesse è il prezzo da pagare per avere in prestito il denaro, è espresso in percentuale e può essere applicato in diversi modi. Uno di questi è il tasso fisso.

    Il tasso fisso è la percentuale da pagare per l’erogazione del mutuo concordata con la banca, è calcolata in maniera da essere pagata con rate di valore costante per l’intera durata dell’ammortamento del finanziamento. Detta percentuale non varia nel tempo è resta quindi fissa fino alla scadenza del mutuo.

    Tasso fisso ed ammortamento alla francese

    Da notare che in Italia le banche erogano mutui con piano di ammortamento alla francese. Il piano di ammortamento alla francese prevede una composizione della rata di mutuo che varia nel tempo. Per la precisione varia ad ogni rata. Il mutuo a tasso fisso quindi, pur avendo una rata costante non ha la componente interessi uguale per ogni rata.  Per effetto dell’ammortamento alla francese la quota interessi è molto alta con la prima rata e decresce nel tempo fino ad arrivare a zero con l’ultima rata.

    Si potrebbe quindi pensare che non si tratta veramente di un mutuo a tasso fisso in quanto la componente relativa agli interessi varia ad ogni rata. Non è così. Il tasso viene proposto dalla banca in fase di trattativa ed è calcolato aggiungendo una  percentuale di profitto (lo spread) al tasso corrente per il finanziamento del denaro a tasso fisso (l’EurIRS). Il tasso così calcolato, EurIRS+spread, non cambierà per tutta la durata del mutuo e le rate avranno tutte lo stesso importo. Quella che cambia è la composizione delle singole rate, ma questo non ha nulla a che vedere con il tasso applicato che, per l’appunto, è fisso.

    La composizione della rata del mutuo a tasso fisso

    Ho già accennato alla composizione della rata del mutuo a tasso fisso nella sezione precedente. È il caso di analizzarla un po’ meglio per comprendere bene cosa si paga ed a chi con le rate del mutuo.

    La rata del mutuo ha due componenti dette quote

    • quota capitale
    • quota interessi

    La quota capitale è quella che si paga per restituire i soldi avuti in prestito, la quota interessi è quella che si paga affinché la banca che ha erogato il mutuo abbia un suo guadagno nell’operazione.

    La quota interessi a suo volta viene calcolata sommando due tassi di interesse diversi

    • l’EurIRS
    • lo spread

    Il tasso di interesse eurupero – EurIRS

    L’EurIRS (Euro Interest Rate Swap) è il tasso al quale viene acquistato, a copertura del rischio, il denaro dalle banche. In teoria le banche acquistano il denaro dai principali istituti di credito europei per poterlo prestare a chi lo richiede, pagandolo al tasso EurIRS. In pratica non è proprio così perchè le banche possono utilizzare anche la liquidità di cui dispongono per prestare i soldi sotto forma di prestiti o mutui (e altre forme di finanziamento come i fidi). È interessante notare che tra le liquidità di una banca ci sono anche i soldi che vengono depositati sui conti correnti.

    Lo spread nel mutuo

    Lo spread è quindi la parte della quota interessi con la quale la banca realizza il proprio guadagno sull’operazione di mutuo (unica fonte di guadagno quando il denaro per il mutuo è anch’esso finanziato).

    Di solito, quando una banca pubblicizza un mutuo, comunica solo qual è lo spread applicato. Questa foema di comunicazione tel tasso è corretta perchè eventuali variazioni dell’EurIRS non sono controllabili dall’istituto di credito. In caso di concessione del mutuo, si conoscerà il tasso definitivo calcolato secondo la formula EurIRS+spread al momento della stipula sulla base dell’EurIRS corrente.

    Non è il caso di temere che si possano avere brutte sorprese al momento dell’erogazione del mutuo, di solito le oscillazioni dell’EurIRS sono minime ed influiscono in maniera trascurabile sulla rata.

    Le garanzie a copertura del mutuo a tasso fisso

    Quando una banca emette un prestito chiede sempre una garanzia a copertura del rischio di insolvenza.

    Le forme di garanzia alle quali di solito ricorrono le banche sono

    • ipoteche
    • fideiussioni
    • cambiali ipotecarie

    Il mutuo per l’acquisto di un immobile è di solito ipotecario. Questo vuol dire che a garanzia del pagamento c’è lo stesso bene che si acquista con i soldi presi in prestito. La formula è quella dell’ipoteca.

    Oltre a queste garanzie le banche possono chiedere la stipula obbligatoria di polizze assicurative

    • contro l’incendio e lo scoppio dell’immobile oggetto del mutuo
    • sulla vita degli obbligati al pagamento delle rate
    • contro il rischio di disoccupazione o di invalidità degli obbligati

    In casi molto rari e per valori di immobili particolarmente elevati le banche possono chiede l’acquisto opzioni put contro il negative equity, per coprire il rischio di svalutazione dell’immobile.

  • Mutuo unioni civili: cosa prevede la nuova legge

    Mutuo unioni civili: cosa prevede la nuova legge

    Con il riconoscimento delle coppie omosessuali queste avranno i medesimi diritti dei cittadini che sottoscrivono un contratto di matrimonio. La fattispecie riguarda anche l’acquisto di una casa o la sottoscrizione di un mutuo. Mutuo unioni civili: cosa prevede la legge, diritti delle coppie omosessuali.

    Mutuo unioni civili: requisiti per ottenere le agevolazioni 

    Per poter accedere ai benefici concessi per la richiesta di un mutuo è opportuno che il richiedente abbia sottoscritto un unione civile e che dunque risulti riconosciuto (assieme al coniuge) come un’unica formazione sociale (o se vogliamo nucleo familiare) . La coppia omosessuale inoltre deve aver optato per il regime di comunione dei beni. In alternativa, possono accedere alle detrazioni sulla quota degli interessi passivi al 19%, anche coloro che, pur non essendosi uniti in regime di comunione dei beni, richiedono all’istituto creditore un mutuo cointestato.

    Mutui: sconti fiscali per le coppie omosessuali

    Le coppie omosessuali che decidono di unirsi a livello civile, proprio come le coppie sposate eterosessuali, possono accedere ad alcuni benefici nel momento in cui richiedono un mutuo. Anche con le unioni civili dunque è possibile beneficiare del della detrazione degli interessi passivi. L’aliquota della detrazione è pari al 19% ed è possibile ottenere lo sconto fiscale per un importo massimo pari a 4.000 euro.

    Unioni civili e mutui: sconti fiscali coniuge a carico

    Maggiori agevolazioni fiscali per coloro che hanno il coniuge a carico.

    Con le unioni civili i benefici fiscali sulla richiesta di un mutuo non finiscono. I nuclei familiari composti da persone omosessuali, nelle quali uno dei componenti ha fiscalmente a carico il proprio compagno (o compagna), possono ottenere il 100% della detrazione sugli interessi passivi.

    Mutui più accessibili

    Grazie alla legge Cirinnà le persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale, hanno maggiori possibilità di ottenere un mutuo. Prima dell’entrata in vigore della legge infatti le coppie omosessuali potevano richiedere un mutuo solo ed esclusivamente come singoli contribuenti. Prima dunque anche le eventuali garanzie da poter fornire alla banca erano più limitate (considerando che veniva preso in considerazione solo il patrimonio e il reddito di un partner). Dunque era più difficile maturare i requisiti necessari per ottenere un mutuo.

    Unioni Civili in Italia

    Anche in Italia dopo mille peripezie, con la famosa legge Cirinnà (legge 76/2016), sono state regolamentate le unioni civili per le coppie dello stesso sesso. La legislazione ha dunque finalmente riconosciuto le coppie omosessuali. La legge 76/2016, meglio conosciuta come Decreto Legislativo Cirinnà è la legge che disciplina le unioni civili e le convivenze di fatto.

    Per quanto riguarda le adozioni da parte di coppie gay l’Italia tante sono state le polemiche a causa della stepchild adoption, prevista nel disegno di legge originario ma non approvata dalla maggioranza. Prima dell’approvazione del decreto, in Italia le coppie composte da persone dello stesso sesso non erano riconosciute dalla legge, non avevano alcun tipo di diritto o dovere, semplicemente erano invisibili agli occhi dello Stato. Ora invece acquisiscono determinati diritti e doveri trai quali la possibilità di richiedere un mutuo in quanto coppia.

    Per avere maggiori informazioni sui diritti delle coppie gay ed etero è possibile consultare la pagina di approfondimento sulle unioni civili.

  • Unioni civili: situazione per le coppie omosessuali ed etero

    Unioni civili: situazione per le coppie omosessuali ed etero

    Durante gli ultimi tempi si è tanto sentito parlare della famosa Legge Cirinnà riguardante l’approvazione delle cosiddette unioni civili. La legge è stata approvata a maggio del 2016 ed è in vigore dal 5 giugno 2016. Scopriamo come funziona la legge sulle unioni civili e qual è la situazione per le coppie omosessuali ed etero.

    Cosa sono le unioni civili?

    La legge 76/2016, approvata a maggio del 2016, meglio conosciuta come Decreto Legislativo Cirinnà è la legge che disciplina le unioni civili e le convivenze di fatto.

    Prima dell’approvazione del decreto, in Italia le coppie composte da persone dello stesso sesso non erano riconosciute dalla legge, non avevano alcun tipo di diritto o dovere. Semplicemente erano invisibili agli occhi dello Stato (cosi come avviene per le unioni civili in Europa).

    A partire dall’entrata in vigore della legge sulle unioni civili, anche le coppie omosessuali sono riconosciute a livello legislativo e, nonostante le critiche, ciò rappresenta comunque un evento storico, che molti non credevano possibile.

    Le unioni civili sono considerate letteralmente “formazioni sociali specifiche”, composte da cittadini maggiorenni dello stesso sesso. Tali formazioni, che potremmo paragonare al vincolo del matrimonio, presentano tuttavia alcuni elementi che non permettono, a livello legislativo, una vero e proprio accostamento all’unione matrimoniale.

    Come funzionano le “coppie di fatto”

    Le unioni civili, per poter essere ufficializzate necessitano della presenza di due testimoni. Per la registrazione nel cosiddetto archivio di Stato civile l’unione deve essere effettuata di fronte ad un ufficiale di stato civile.

    Diritti e doveri per le coppie gay

    I partner, una volta inseriti nell’archivio di Stato, concordano l’indirizzo della vita familiare e fissano una residenza comune (come per il vincolo del matrimonio). Inoltre assumo una serie di diritti e doveri reciproci:

    • Assistenza morale e materiale (diritto all’assistenza ospedaliera, penitenziaria e agli alimenti in caso di divorzio)
    • Obbligo a contribuire ai bisogni comuni, nei limiti delle proprie possibilità
    • Comunione dei beni (se non esplicitamente indicata una diversa convenzione patrimoniale )
    • Reversibilità ed eredità, dunque in caso di decesso di uno dei partner l’altro ha diritto ad ereditare i suoi beni e ove presente, alla pensione di reversibilità
    • Divorzio, se l’unione dovesse cessare, la separazione avviene attraverso il cosiddetto divorzio breve, (bastano 3 mesi di separazione) di fronte all’ufficiale di stato civile
    • Diritto ad assumere il cognome del partner

    Differenza Unioni civili e matrimonio

    Pur avendo parecchi punti in comune il matrimonio e la unione civile non sono la stessa cosa. Le differenze principali infatti riguardano la cosiddetta stepchild adoption,  e l’obbligo di fedeltà.

    La stepchild adoption è  la possibilità di una delle parti di adottare il figlio del partner.

    Anche se originariamente il Decreto di Legge delle unioni civili prevedeva sia le adozioni che l’obbligo di fedeltà, il decreto è stato modificato eliminando di fatto la possibilità di adottare i figli del partner e l’obbligo ad essere fedeli al proprio compagno. Queste modifiche hanno sollevato molte polemiche e così la legge, tanto agognata dalle coppie della comunità LGBT, ha finito con l’essere criticata anche dalla stessa comunità.

    Inoltre, come anticipato, un ulteriore elemento di differenza riguarda il divorzio. Per poter sciogliere l’unione civile infatti non occorrono dai 6 mesi a 1 anno di separazione (come per i matrimoni) ma bastano solo 3 mesi (divorzio breve).

    Molti hanno considerato queste modificazioni legislative come una sconfitta per la legge sulle unioni civili. Di fatto sia la possibilità di accedere all’adozione (del figlio del partner) sia l’assenza dell’obbligo di fedeltà sembrerebbe un mero elemento per segnare la diversità tra unioni civili e matrimonio eterosessuale. Pare tuttavia che la legge 76/2016 possa subire ulteriori modificazioni che potrebbero eliminare tali differenze in modo da rendere completo il riconoscimento delle unioni civili.

    Unioni civili cause impeditive

    Quando le coppie omosessuali non possono sposarsi

    Una coppia omosessuale non può optare per l’unione civile o comunque l’unione è considerata nulla quando:
    Sussiste già un vincolo matrimoniale o un’altra unione civile.

    • Vi è un interdizione per infermità mentale.
    • Vi sono legami di parentela tra le parti.
    • Uno dei contraenti è stato condannato definitivamente per omicidio (tentato o consumato) nei confronti di chi sia sposato o unito civilmente con l’altra parte. (in caso di rinvio a giudizio l’unione civile è sospesa fino alla sentenza di proscioglimento).

    Unioni civili e coppie di fatto

    Non tutti sanno che la legge sulle unioni civili disciplina anche le cosiddette convivenze di fatto (tant’è vero che il testo della legge è intitolato “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”).

    Coppie di fatto: cosa sono?

    Le convivenze di fatto riguardano sia coppie eterosessuali che omosessuali. Una convivenza di fatto non fa riferimento a vincoli giuridici ma a un legame affettivo all’interno del quale vengono in qualche modo regolati i propri rapporti patrimoniali.

    Così come per le coppie sposate anche le coppie di fatto hanno diritto a:

    • assistenza ospedaliera penitenziaria e agli alimenti in caso di fine della convivenza (e se una delle parti non è n grado di provvedere al proprio mantenimento)
    • vivere nella casa di proprietà del convivente (in caso di decesso) per 2 anni o per un periodo di tempo pari a quello di convivenza
    • subentrare nel contratto di affitto del convivente (in caso di decesso)
    • comunione dei beni
    • concludere la convivenza (sia se si è in comune accordo sia per volontà unilaterale)

    Unioni civili in Europa

    Facciamo ora una veloce rassegna su qual è la situazione per le coppie di fatto nel resto dell’Europa.

    Olanda: il primo paese a riconoscere le coppie omosessuali

    Il primo paese in Europa che ha riconosciuto i diritti sulle unioni civili è l’Olanda. I Paesi Bassi già a partire dal 1998 hanno riconosciuto le unioni tra persone dello stesso sesso. Nel 2001 fu approvata una legge sui matrimoni omosessuali e con la medesima legge fu approvata anche l’adozione congiunta (che permette di adottare bambini non legati da vincoli di parentela biologica).

    Belgio: matrimonio gay

    Il Belgio è stato il secondo paese al mondo ad autorizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso (già a partire dal 2003). Nel 2006 è stata approvata anche la legge che disciplina le adozioni da parte di famiglie omosessuali

    Francia: matrimonio gay e stepchild adoption

    La Francia ha approvato nel 2013 il matrimonio omosessuale. La legge francese permette, alle coppie gay sposate, di adottare bambini (anche senza adoperare la stepchild adoption).

    Germania: stepchild adoption e convivenze registrate

    Nel 2001 la Germania ha introdotto le cosiddette convivenze registrate per coppie omosessuali. Nel 2013 inoltre è stata anche approvata una legge che consente di adottare bambini tramite la stepchild adoption (attraverso la quale il coniuge può essere riconosciuto come genitore adottivo del figlio biologico del proprio partner).

    Spagna: diritti LGBT tra cattolici e liberali

    La Spagna è uno dei paesi più emblematici quando si parla di diritti omosessuali. Qui infatti, nonostante lo stampo strettamente legato alla fede cattolica, già nel 1998 vi fu un riconoscimento legale delle unioni tra persone dello stesso sesso (unioni civili). Negli anni successivi (più precisamente dal 2005) fu approvata una legge nazionale grazie alla quale vennero ufficialmente riconosciuti i matrimoni gay. Dal 2006 anche in Spagna furono approvate le adozioni per le coppie gay.

    Danimarca, il primo paese al mondo a riconoscere le unioni civili

    La Danimarca è il primo paese al mondo ad aver riconosciuto le unioni civili (1989). Le nozze gay, riconosciute dalla Chiesa luterana di Stato, e le adozioni, sono state autorizzate a partire da giugno 2012

    Svezia: adozioni per le coppie gay e matrimonio religioso

    La Svezia è forse uno di quei pochi paesi nei quali sono state legalizzate prima le adozioni per le coppie omosessuali (2003) e poi il matrimonio (2009).

    Finlandia, nozze e stepchild adoption

    La Finlandia ha riconosciuto le unioni civili e l’adozione tramite la stepchild adoption a partire dal 2002, mentre le nozze gay solo dal 2014.

    Portogallo, nozze ma niente adozioni per le coppie omosex

    Il Portogallo nel 2010 ha abolito il concetto di “sesso diverso” nell’ambito del matrimonio. Nonostante ciò le adozioni per le coppie omosessuali non sono state ancora ufficialmente legalizzate.

    Islanda: nozze gay ed adozioni legali

    Assieme alla Svezia, l’Islanda è uno dei pochi paesi nei quali sono state autorizzate prima le adozioni da parte di coppie omosessuali (2006) e successivamente (nel 2010) i matrimoni gay.

    Norvegia: stessi diritti per eterosessuali e omosessuali

    La Norvegia a partire dal 2009 ha abolita ogni differenza tra persone eterosessuali e omosessuali per quanto riguarda il matrimonio, le adozioni e la fecondazione in vitro.

  • Mutuo cointestato: come si fa, cosa comporta

    Mutuo cointestato: come si fa, cosa comporta

    Durante gli ultimi anni la crisi economica ha spinto sempre più persone a richiedere prestiti e mutui per affrontare le spese più consistenti. Comprare un’auto, acquistare o ristrutturare casa non sono cosa che si possono fare sempre in contanti. Sempre più spesso, sia per una questione personale che economica, le esigenze portano ad unire le forze per poter raggiungere determinati obiettivi come l’acquisto di una casa. In questo caso è utile che il mutuo risulti intestato ad entrambe i richiedenti: parliamo del mutuo cointestato. In questo articolo troverete una pratica guida su come cointestare un mutuo.

    Mutuo cointestato: chi può richiederlo

    I conviventi  possono cointestare il mutuo?

    Spesso si da per scontato che a richiedere un mutuo cointestato siano soltanto i coniugi. In realtà chiunque, in presenza delle dovute garanzie richieste dalla banca, può richiedere un mutuo cointestato. Per esempio un mutuo cointestato padre figlio o tra conviventi e amici. All’istituto bancario insomma non importa se siete sposati, amici o parenti; a contare sono i requisiti reddituali che devono essere compatibili con il tipo di finanziamento richiesto.

    Perché cointestare un mutuo

    Si può decidere per cointestare il mutuo per vari motivi. In primis per rendere due o più persone proprietarie dell’immobile ma vi sono anche altri motivi. Le banche spesso richiedono garanzie reddituali che un unico contribuente non può fornire, in questo caso cointestare un mutuo rappresenta la soluzione ideale.

    Mutuo cointestato come funziona

    Come cointestare un mutuo: guida

    Per cointestare un mutuo è necessario che entrambi i richiedenti presentino le medesime documentazioni bancarie utili per sottoscrivere la loro volontà di richiedere il prestito. Tale documentazione deve essere certificata da un notaio in modo che entrambi i soggetti possano essere registrati in quanto intestatari del finanziamento. Insomma, l’iter da seguire per richiedere un mutuo cointestato è praticamente il medesimo previsto per la richiesta di un mutuo tradizionale, con la differenza che entrambi i richiedenti devono presentare la relativa documentazione.

    Mutuo cointestato documenti da presentare

    Trai documenti da presentare per richiedere un mutuo cointestato ricordiamo:

    • Certificato di residenza.
    • Certificato storico di residenza rilasciato dal Comune nell’eventualità vi siano degli omonimi protestanti.
    • Stato di famiglia.
    • Certificato di stato libero (se single) certificato di matrimonio (se coniugati).
    • Attestazione d’iscrizione all’Albo (per i liberi professionisti).
    • Attestazione d’iscrizione alla Camera di Commercio (per i lavoratori autonomi).
    • Copia della dichiarazione dei redditi.
    • Copia delle ultime 2 buste paga.

    mutuo cointestato

    Mutuo cointestato detrazioni

    Con i mutui cointestati i cosiddetti interessi passivi sono detraibili al 19% fino ad una soglia massima di 4.000 euro. Tale cifra è da ripartire trai due titolari del mutuo, ragion per cui parliamo di una spesa massima detraibile di 2.000 euro a testa.
    Tuttavia, se per esempio uno dei due titolari del mutuo risulta fiscalmente a carico del coniuge, questi potrà detrarre il 100% degli interessi passivi.

    Poniamo l’esempio di due coniugi che hanno stipulato un contratto di mutuo cointestato al 50% per l’acquisto della casa da adibire ad abitazione principale. Anche la proprietà dell’immobile è al 50% tra i due. Uno dei coniugi si accolla al 100% le rate del mutuo.

    Come funziona in un caso come questo la detrazione degli interessi passivi su tale mutuo?

    Bisogna fare riferimento all’articolo 15 del TUIR il quale stabilisce: qualora il mutuo, relativo all’abitazione principale di proprietà comune sia intestato ad entrambi i coniugi, la detrazione delle rispettive quote può essere conseguita da uno di essi soltanto nell’ipotesi in cui l’altro coniuge sia fiscalmente a carico del primo. Diversamente, la detrazione va ripartita al 50% ciascuno.

    Mutuo cointestato unico proprietario

    Come funzionano le detrazioni fiscali in caso di mutuo cointestato con un unico proprietario

    Quando un mutuo è cointestato ma non risulta cointestata anche la proprietà della casa (quindi parliamo di un mutuo cointestato con un unico proprietario dell’immobile) cambia il discorso per quanto riguarda gli interessi passivi del finanziamento. In questo caso infatti può beneficiare delle detrazioni degli interessi passivi (al 50%) soltanto la persona alla quale è intestato sia il mutuo che la proprietà dell’immobile.

    Mutuo cointestato e casa no

    Se invece il mutuo risulta intestato solo ad un coniuge è possibile detrarre il 100% degli interessi passivi anche nel momento in cui invece la proprietà dell’immobile risulta cointestata.

    Mutuo cointestato: morte di un cointestatario

    In caso di morte di uno dei cointestatari di un mutuo ciò che avverrà dipende sostanzialmente da eventuali scelte che sono state effettuate al momento della stipula del contratto. Per esempio se è stata sottoscritta una polizza assicurativa relativa all’eventuale decesso di uno dei coniugi. Se non è stata sottoscritta alcuna assicurazione sono gli eredi della persona deceduta a dover procedere con il pagamento delle rate. Tuttavia è bene ricordare che l’interesse delle banche è quello di ricevere i pagamenti regolarmente. Chi pagherà quindi (oltre al titolare originario superstite) non lo decide dunque la banca ma gli stessi eredi.

    Quando viene aperta la successione, saranno gli eredi a doversi intestare il mutuo sostituendo di fatto la persona mancata. Ovviamente per procedere con la nuova intestazione del mutuo è necessario che il tutto venga sottoscritto davanti ad un notaio presentando tutta una documentazione che attesti l’effettivo ruolo di erede (inoltre è necessario presentare anche un certificato del debito residuo da richiedere all’istituto bancario).

    Ovviamente le info riportate riguardano casistiche nelle quali i successori accettano l’eredità ma questi possono anche rifiutarla e non incorrere in alcun coinvolgimento. Inoltre la banca si riserva comunque il diritto di accettare o meno i nuovi intestatari del mutuo in base alle garanzie fornite dagli eredi.

    Mutuo cointestato se uno dei due non paga

    Partiamo dal presupposto che le banche non si pongono molti problemi nel momento in cui uno dei cointestatari di un mutuo non paga le rate. Per l’istituto di credito infatti un mancato pagamento è un mancato pagamento, a prescindere dal soggetto responsabile. Entrambe i mutuatari infatti risultano responsabili dei pagamenti, indipendentemente da chi produce il reddito. Ragion per cui le conseguenze potrebbero essere davvero problematiche per entrambi i contraenti.

    Cosa fare se uno dei cointestatari di un mutuo non paga?

    Per risolvere eventuali problemi legati al mancato pagamento di uno degli intestatari di un mutuo cointestato, ed evitare, nella peggiore delle ipotesi, di perdere la casa o essere costretti a venderla, vi sono delle soluzioni. Un’opzione è quella di procedere con la sostituzione del mutuo. In questo modo la banca può modificare gli intestatari del contratto precedente (sia in caso di mutuo cointestato o garante). Un’altra strada è quella dell’accollo del mutuo.

    Tramite questa soluzione infatti uno dei cointestatari resta proprietario dell’immobile e mantiene, in via esclusiva, le condizioni del mutuo sottoscritto in precedenza. Uno dei titolari del mutuo insomma acquista l’intero immobile, si accolla l’intero mutuo e diventa l’unico proprietario della casa. Ovviamente sia in caso di sostituzione che accollo del mutuo, il tutto dipende dal responso della banca che procederà con gli opportuni controlli per verificare la presenza delle garanzie necessarie.

  • Documenti per il mutuo: quali sono richiesti

    Documenti per il mutuo: quali sono richiesti

    Questa guida sui documenti per il mutuo ha come obbiettivo una panoramica sulle leggi e passaggi burocratici atti alla concessione del mutuo. Per richiedere un mutuo la normativa italiana prevede che si presentino alla banca alcuni documenti relativi alla situazione anagrafica e patrimoniale del cliente. Questa documentazione permette di valutare l’ammissibilità del richiedente a usufruire del finanziamento grazie a tecniche e sistemi di credit scoring. Inoltre la banca chiede una completa documentazione relativa all’immobile da acquistare.

    Il fatto è che la richiesta di un mutuo necessita di una serie di documenti che la banca vuole esaminare prima di dare il suo assenso.
    Si parte dalla fotocopia di un documento di identità e del codice fiscale: documenti che, nel caso siate correntisti, siano già in possesso della banca. I documenti necessari si dividono in documenti anagraficidocumenti reddituali e documentazione relativa all’immobile.

    Documenti per il mutuo: anagrafici

    • copia della carta d’identità o passaporto
    • copia del codice fiscale/tessera sanitaria
    • certificato di residenza (o contestuale)
    • certificato dello stato di famiglia (o contestuale)
    • permesso di soggiorno (per i cittadini extracomunitari)
    • estratto dell’atto di matrimonio (solo coniugati)
    • eventuale omologa di separazione o sentenza di divorzio

    Se si è sposati, occorre presentare un certificato di matrimonio e la dichiarazione di assenso del coniuge (se cointestatario dell’immobile) all’iscrizione dell’ipoteca

    L’istituto di credito vi può poi chiedere lo stato di famiglia per verificare se avete persone a carico. Questa misura serve a capire se siete in grado di sostenere le rate di mutuo in funzione delle vostre entrate, per appurare le quali dovrete presentare la dichiarazione annuale dei redditi.

    Documenti richiesti sulla condizione lavorativa e reddituale

    • copia della dichiarazione dei redditi (modello CUD, UNICO, 730)
    • lavoratori dipendenti: copia delle ultime buste paga, eventuale dichiarazione del datore di lavoro circa il tipo di assunzione (tempo indeterminato)
    • lavoratori autonomi e  liberi professionisti: copia delle ultime dichiarazioni dei redditi e modello F24. Certificato di iscrizione alla camera di commercio (lavoratori autonomi), certificato di iscrizione all’albo professionale (liberi professionisti)
    • pensionati: cedolino della pensione
    • Estratto conto corrente aggiornato

    In alcuni casi le banche possono chiedere ai lavoratori dipendenti le ultime buste paga per accertare l’attuale livello di entrate al netto di eventuali trattenute extra aziendali (mensa, leasing auto, fondo mutualistico aziendale, prestito aziendale ecc.).

    Situazione immobiliare

    Particolare attenzione viene rivolta, nella valutazione dei documenti per il mutuo, al valore della casa. L’immobile costituisce l’effettiva garanzia del debito. È necessario presentare una serie di documenti a cominciare da una perizia eseguita sul posto da parte o di un ingegnere, di un architetto o di un geometra iscritto all’albo.

    Con la perizia viene stabilita l’ubicazione, lo stato di conservazione e l’età dell’immobile. Viene chiesta anche una verifica notarile, che ha lo scopo di accertare che non vi siano ipoteche, usufrutti o altri vincoli. In genere è la banca stessa che dispone queste perizie anche se, in alcuni casi, può accettare i risultati presentati con perizie pagate (a costi più contenuti) da voi.

    Verrà anche richiesto un estratto di mappa del Nuovo Catasto Terreni e del Nuovo Catasto Edilizio Urbano. Allo stesso tempo vi sarà chiesta la sottoscrizione di una polizza di assicurazione dei fabbricati contro i danni da incendi, fulmini, gas e infortuni.

    La banca poi vuole essere sicura che il venditore sia l’effettivo proprietario dell’immobile. Per questa ragione va presentata una copia del rogito precedente, dell’atto di successione (nel caso in cui il venditore abbia ricevuto il bene in eredità) o della licenza edilizia ottenuta dal costruttore se si acquista direttamente da lui.

    È infine necessario presentare copia del compromesso, il contratto preliminare con il quale le parti si impegnano a concludere la compravendita, che dimostra che state realmente acquistando la casa.

    Documenti per il mutuo: immobile

    • atto di provenienza dell’immobile
    • planimetria catastale dell’unità immobiliare
    • copia del compromesso (o proposta di vendita)
    • copia del certificato di abitabilità
    • eventuale denuncia di successione
    • certificazione energetica

    È possibile che alcuni istituti di credito richiedano anche altra documentazione, talvolta anche in virtù della  situazione specifica del richiedente. Ai soggetti separati o divorziati potrà essere chiesto di esibire la sentenza di separazione o divorzio oppure i cittadini extracomunitari dovranno presentare insieme agli altri documenti una copia del permesso di soggiorno, etc.

    Prima di avviare una trattativa per l’acquisto di una casa è bene contattare preventivamente l’ istituto di credito o la banca in modo da poter sapere quali sono tutti i documenti necessari. È bene anche tenere conto che l’esito di una domanda di mutuo dipende anche da ciò che l’aspirante mutuatario può fornire alla banca a garanzia del finanziamento e dal fatto che questo che abbia tutti i requisiti necessari.

  • Cessione del quinto dello stipendio – Cosa è, come funziona

    Cessione del quinto dello stipendio – Cosa è, come funziona

    Cosi vi abbiamo già esposto nella guida dedicata alla cessione del quinto della pensione, la cessione del quinto dello stipendio è una particolare tipologia di finanziamento agevolato destinata ai cittadini italiani e che, nello specifico, può essere richiesta dai lavoratori. Questo tipo di prestito viene rimborsato con un quinto dello stipendio del lavoratore che viene trattenuto automaticamente in busta paga.

    Che cosa è la cessione del quinto?

    Si tratta di un finanziamento a tasso fisso rimborsabile con rate il cui importo massimo della rata non può superare il valore di un quinto (il 20%) dello stipendio o della pensione. Il rimborso avviene per mezzo di una trattenuta sulla busta paga da parte del datore di lavoro o sul cedolino della pensione da parte dell’istituto previdenziale.

    L’importo massimo che si può richiedere con una cessione del quinto è 75.000 €. L’importo deve essere restituito tramite un piano di ammortamento la cui durata minima è di 24 mesi e la massima di 120 mesi.

    Chi può richiedere la cessione del quinto dello stipendio?

    Possono richiedere la cessione del quinto sullo stipendio:

    • I dipendenti pubblici (a tempo determinato e indeterminato)
    • I dipendenti privati (a tempo determinato e indeterminato);
    •  lavoratori atipici (vincolati da contratto a progetto).

    Come richiedere la cessione del quinto

    La cessione del quinto va richiesta presso un Istituto bancario o finanziario.

    Presentando la relativa documentazione vi saranno fornite quelle che sono le condizioni del prestito. In base a queste potrete effettuare le vostre valutazioni ed optare per il prestito più conveniente.

    Documenti necessari per ottenere il prestito

    I documenti necessari per richiedere la cessione del quinto sullo stipendio sono:

    • Valido documento d’identità
    • Codice fiscale
    • Almeno le ultime due buste paga
    • Certificato di stipendio (da richiedere al proprio datore di lavoro)
    • CUD aggiornato

    In base alle specifiche condizioni lavorative del cliente, la banca può riservarsi il diritto di richiedere ulteriori documentazioni da produrre.

    Cessione del quinto dello stipendio: quali garanzie si devono presentare?

    La natura stessa della cessione del quinto dello stipendio è basata sulla presenza di una busta paga.

    L’unica garanzia da presentare è dunque rappresentata dallo stipendio.
    Tuttavia proprio a causa della natura di questa tipologia di prestito, il richiedente è obbligato, per legge, a stipulare una copertura assicurativa garantire l’estinzione del debito anche in caso di premorienza (decesso) o in caso di perdita del lavoro.
    Oltre alla busta paga assume notevole importanza per la concessione (e l’eventuale importo) del prestito anche il TFR (Trattamento di fine rapporto)maturato dal dipendente.

    Il TFR rappresenta una sorta di garanzia per l’Istituto Finanziario che concede il prestito poiché, in caso di perdita del l’impiego, sarà proprio con la liquidità del TFR che il datore di lavoro potrebbe saldare il prestito.

    Con la cessione del quinto dello stipendio è possibile richiedere il TFR in busta paga?

    Come anticipato, il TFR funge da garanzia per l’Istituto bancario che, in caso di mancato pagamento della rata, può attingere da questo fondo.

    Dunque, per tutta la durata del prestito, il TFR è vincolato alla cessione del quinto sullo stipendio e non è possibile richiederlo in busta paga.
    Il datore di lavoro, per l’intera durata del contratto, ha l’obbligo di non concedere al dipendente anticipi del TFR in busta paga, anche qualora il lavoratore dovesse farne richiesta.

    Calcolo della cessione del quinto dello stipendio

    Così come per il calcolo della cessione del quinto della pensione, anche questo tipo di finanziamento prevede un calcolo del massimo importo ottenibile partendo dalla rata, che a sua volta è calcolato considerando la cifra massima pari a un quinto dello stipendio.

    Cessione del quinto: massimo erogabile e durata del prestito

    Importo massimo

    Il calcolo dell’importo massimo ottenibile sfruttando la cessione del quinto si ottiene partendo dalla singola rata da versare ogni mese. Tale cifra è direttamente proporzionale allo stipendio del lavoratore poiché, l’importo stesso della rata, non potrà superare un quinto del corrispettivo economico in busta paga. Ulteriori fattori che condizionano la somma del prestito sono:

    • età
    • anzianità lavorativa
    • TFR maturato

    Durata massima

    Generalmente è possibile ottenere un prestito estinguibile in ben 120 mesi, cioè 10 anni. Cosi come per l’importo massimo anche la durata del contratto può subire variazione in base all’ammontare del TFR, all’anzianità lavorativa, all’età e in relazione alla tipologia di contratto di lavoro (e dunque rispetto allo stipendio).

    Dopo quanto si può rinnovare la cessione del quinto

    A disciplinare il rinnovo della cessione del quinto è l’articolo 39 della legge 180 del 1950. In base a quanto stabilito dalla legge il rinnovo della cessione del quinto è possibile solo dopo:

    • un anno dall’estinzione del debito ( in caso di estinzione anticipata)
    • due anni dall’estinzione del debito (per i prestiti di 5 anni)
    • quattro anni dall’estinzione del debito (per i prestiti di 10 anni)

    Cessione del quinto: cosa succede in caso di rata non pagata?

    Come vi abbiamo anticipato è compito dell’azienda trattenere gli importi delle rate dalla busta paga per versarli all’Ente che ha concesso la cessione del quinto. Potrebbe però accadere che questo non avvenga, che l’azienda dimentichi, per cattiva gestione dell’amministrazione,di effettuare il versamento.

    Rata non pagata: cosa fare in questo caso?

    Se dalla busta paga si evince che gli importi della rata sono stati effettivamente trattenuti dall’azienda è buona norma informare l’Ente che ha elargito il prestito inviandogli la documentazione che attesti l’effettiva trattenuta da parte del datore di lavoro. In tal modo sarà chiaro che la mancanza è dell’azienda e non vostra. Successivamente sarà l’Ente finanziario a sollecitare il datore di lavoro in modo da normalizzare i pagamenti.

    Se invece lo stipendio rimane intatto, e dunque non sono state effettuate le relative trattenute per il pagamento del prestito, è bene informare subito sia il datore di lavoro che la banca, e sollecitare affinché si riprenda il normale corso dei pagamenti.

    La tempestiva comunicazione (sia con la banca che con l’azienda) è importantissima poiché in caso di dimenticanza dell’azienda, non sarà possibile utilizzare la polizza assicurativa che interviene solo in caso di decesso o licenziamento del richiedente.

    Cessione del quinto e fallimento dell’azienda

    In caso di fallimento dell’azienda, le rate del prestito verranno pagate dal datore di lavoro utilizzando i fondi del TFR. Inoltre, nel momento in cui questi non dovesse essere sufficiente, sarà la polizza assicurativa obbligatoria ad occuparsi del saldo del debito.

    Cessione del quinto e licenziamento del dipendente

    Anche in questo caso si farà affidamento agli importi maturati dal lavoratore o in alternativa alla polizza assicurativa. Tuttavia, in caso di licenziamento per giusta causa, la compagnia assicurativa può decidere di non saldare il debito. In questo caso il credito dovuto alla banca viene messo in sofferenza, ovvero rientra nei crediti la cui riscossione risulta incerta, vi è uno stato d’insolvenza da parte del debitore. Per questo motivo vi consigliamo di leggere attentamente e in maniera critica anche le condizioni dell’assicurazione.

    Estinzione anticipata e penale sulla cessione del quinto dello stipendio

    Per effettuare la richiesta del conto estintivo vi basterà redigere una richiesta scritta nella quale indicare:

    • estremità del titolare del prestito (nome cognome residenza luogo di nascita etc)
    • estremi del prestito (durata, importo, numero del contratto etc.)

    Prima di procedere con la concessione dell’estinzione anticipata del prestito, l’Istituto bancario produrrà un documento: il conteggio estintivo. Questo indica l’importo del capitale residuo dovuto (ovvero della somma di tutto il denaro dovuto alla banca) che sarà a versato in un’unica soluzione.

    Importante: oltre al capitale residuo dovuto il cittadino dovrà versare alla banca anche una penale di estinzione, che non può superare l’1% rispetto alla quota del capitale dovuto. Tutti i costi sostenuti per le spese di istruttoria e per il pagamento dell’imposta di bollo, verranno persi.

    Saranno invece recuperati gli importi delle spese di commissione bancaria.

    Per quanto riguarda la quota dell’assicurazione obbligatoria, questa verrà rimborsata solo prendendo in considerazione gli importi del premio non goduto.

    Nel momento in cui il cliente versa l’intera somma dovuta all’Istituto Bancario, questi si occuperà della redazione di una lettera liberatoria nella quale si attesta l’avvenuto pagamento del capitale dovuto.In tal modo la banca effettua una dichiarazione attraverso la quale svincola il cliente da qualsiasi debito.

    Tale lettera sarà inviata all’azienda del debitore in modo da sospendere le trattenute sullo stipendio per coprire le rate del debito.

    La differenza con un prestito classico

    Rispetto ad un prestito personale la cessione del quinto ha delle proprie peculiarità che riguardano le

    • modalità di rimborso del finanziamento
    • modalità di calcolo della rata
    • entità dell’importo richiedibile

    L’importo della rata di una cessione del quinto al massimo può arrivare un quinto dello stipendio netto o della pensione. Il pagamento delle rate avviene tramite trattenuta in busta paga o sul cedolino della pensione.

    Di contro la rata del prestito personale si calcola in base all’importo ed alla durata del prestito stesso. La rata viene pagata con una modalità scelta dal debitore. Classici metodi di pagamento per il rimborso del prestito personale sono l’addebito in conto corrente e bollettino postale.

    Con una cessione del quinto, è possibile ottenere prestiti di importo più elevato rispetto al prestito personale.

  • Cessione del quinto della pensione

    Cessione del quinto della pensione

    La cessione di un quinto della pensione  è che un prestito che può essere richiesto dai cittadini pensionati. La restituzione avverrà cedendo un quinto della propria pensione al prestatore, la somme verrà trattenuta automaticamente dall’INPS che quindi provvede a versarla all’Istituto Bancario che ha erogato il prestito . Tale finanziamento è fornito da determinati Istituti Bancari convenzionati con l’INPS.

    Cessione di un quinto sulla pensione: come funziona e chi può richiederla

    Per quel che riguarda la platea degli aventi diritto, questa è costituita dai titolari di almeno una pensione minima, il cui importo è fissato ogni anno dall’INPS (pari a 513,01 per il 2019), sono tutti possibili fruitori della cessione di un quinto della pensione.

    L’età del richiedente non è fissata in maniera specifica, in linea generale, l’età massima accettata è pari a 85 anni ma dipende anche: dalla durata del prestito, dalla cifra richiesta e dall’Istituto bancario cui ci si rivolge.

    Il pensionato che vuole ottenere la cessione di un quinto della pensione deve effettuare la richiesta presso uno degli Istituti bancari accreditati, dopo aver ottenuto la relativa documentazione dall’INPS.

    Il prestito agevolato prevede, per legge, una copertura assicurativa in caso di premorienza (decesso) del richiedente.

    Documenti richiesti

    Vediamo ora quali sono i documenti richiesti, oltre a:

    • documento valido d’identità,
    • codice fiscale
    • cedolino della pensione (o accredito in conto corrente)

    è fondamentale per poter effettuare domanda della cessione di un quinto la comunicazione di cedibilità della pensione. Questo documento indica quello che sarà l’importo massimo che è possibile ottenere dal prestito.

    La richiesta della comunicazione di cedibilità deve essere effettuata dal soggetto (titolare della pensione) presso qualsiasi Sede INPS. Una volta ottenuta la documentazione questa dovrà essere consegnata all’Ente al quale sarà richiesto il prestito (Banca o Società Finanziaria).

    Redditi inclusi dalla cessione di un quinto della pensione

    Tutti i cittadini che riscuotono una pensione possono richiedere la cessione del quinto.

    Nel dettaglio i redditi inclusi dalla cessione di un quinto della pensione sono quelli relativi a pensioni di:

    • anzianità;
    • vecchiaia;
    • reversibilità;
    • invalidità;
    • inabilità.

    Solo alcune categorie di pensione, a causa della loro natura, sono escluse da questa tipologia di prestito.

    Redditi esclusi dalle cessione della pensione

    I pensionati che non possono accedere alla cessione di un quinto della pensione sono coloro che percepiscono:

    • Pensioni sociali e assegni sociali;
    • Assegni assistenziali per inabilità;
    • Assegni di sostegno al reddito (VOESO, VOCRED, VOCOOP);
    • Assegni nucleo familiare;
    • Invalidità civile (pensione di invalidità)
    • Pensioni che prevedono contitolari (per le quote che non spettano al richiedente del prestito);
    • Prestazioni di esodo (in base all’ex art. 4 della Legge n. 92/2012).

    Cessione di un quinto sulla pensione: tassi più vantaggiosi

    Per ottenere tassi d’interesse più vantaggiosi, il pensionato può richiedere il prestito direttamente presso un Ente Finanziario convenzionato con l’INPS.

    In questo caso la documentazione che riporta la “cedibilità della pensione” sarà elaborata direttamente dall’Istituto Bancario sfruttando il canale telematico dell’INPS.

    Quanto è possibile richiederla

    L’importo del prestito è direttamente proporzionale all’ammontare della pensione percepita annualmente, e può arrivare fino ad una cifra massima di 50.000 euro.

    Tale importo è calcolato sulla pensione considerata al netto delle trattenute previdenziali e fiscali.La cifra è inoltre determinata in modo da non scalfire in alcun modo la pensione minima stabilita ogni anno dalla Legge.

    Per essere più specifici vi spiegheremo nel dettaglio come funziona.

    Calcolo cessione del quinto della pensione

    Come dice il nome stesso del prestito “cessione del quinto sulla pensione” la rata mensile del finanziamento è trattenuta direttamente dalla pensione mensile del richiedente. La cifra della rata può arrivare fino ad un importo massimo pari a un quinto della pensione stessa.

    Esempio calcolo rata su una pensione netta di 900 euro
    Quota mensile rata = 900/5 cioè 180 euro

    Durata del contratto

    La durata massima del prestito è di 10 anni (120 mesi) e varia rispetto: alla cifra richiesta , alla pensione e alle condizioni previste dalla Banca.

    Pignoramento e cessione del quinto della pensione

    Anche in caso di pignoramento, è possibile accedere alla cessione del quinto della pensione. In questo caso però il calcolo del prestito sarà effettuato sulla differenza fra i 2/5 dello stipendio e la cifra pignorata.

    Calcolo cessione del quinto in caso di pignoramento

    Esempio:
    Su una pensione netta di 1.000 euro l’importo massimo del prestito è calcolato sottraendo dai 2/5 (400 euro) la quota pignorata di 200 euro (1/5 della pensione). Quindi: 400 meno 200 uguale 200 che rappresenta la cifra massima ottenibile del prestito.

    Convenzione INPS con le banche

    Come vi abbiamo anticipato possono concedere la cessione di un quinto della pensione solo alcuni Istituti bancari convenzionati con l’INPS.

    Elenco delle Banche e degli Istituti finanziari che hanno aderito alla Convenzione:

    • Banca di Sassari
    • Banca Federico del Vecchio
    • Banca Nazionale del Lavoro spa
    • Banca Nuova
    • Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio,
    • Banca Popolare di Vicenza
    • Banca Popolare Pugliese
    • Banco Popolare
    • Banco Posta
    • BHW
    • BNL Finance spa
    • Carichieti S.p.A.
    • Cassa di Risparmio di Prato
    • Coges Finanziaria
    • Compass
    • Conetruria
    • Deutsche Bank S.p.A.
    • Italcredi
    • Prestinuova
    • Prestitalia S.p.A
    • Profamily
    • Races Finanziaria S.p.A.
    • Spefin Finanziaria S.p.A
  • FAQ mutui – Domande e Risposte frequenti

    FAQ mutui – Domande e Risposte frequenti

    Le persone che vogliono ottenere un mutuo spesso hanno interrogativi semplici a cui vorrebbero trovare una risposta. In questa pagina abbiamo elencato le domande e le risposte più comuni relative ai mutui. Le classiche Frequently Asked Questions, in questi caso FAQ mutui, che permettono di trovare risposte in tempi rapidi

    Quanto tempo può passare tra la richiesta e l’attivazione del mutuo?

    I tempi di attivazione variano da banca a banca. In genere, comunque, oscillano tra 1 e 2 settimane, che possono diventare 20 giorni circa nel caso di importi superiori a 100.000 euro.

    Cosa sono le garanzie reali?

    Le garanzie reali sono quelle prestate all’istituto di credito direttamente dall’impresa sotto forma di ipoteca su beni immobili. In questo modo, nel caso in cui l’impresa risulti insolvente, queste garanzie hanno lo scopo di assicurare il rimborso del debito con il valore dell’eventuale vendita del bene ipotecato.

    Cosa sono le garanzie personali?

    Le garanzie personali, dette anche fideiussioni, sono quelle con cui l’imprenditore (o un socio, o un terzo) garantisce il rimborso del prestito richiesto anche qualora l’impresa non sia in grado di estinguerlo con le proprie risorse finanziarie. Le garanzie personali non rientrano nel patrimonio aziendale ma sono messe in gioco per il bene dell’impresa.

    Che cos’è un’ipoteca?

    L’ipoteca è un diritto di garanzia su beni immobili o mobili, opportunamente registrati.  Su questi beni, in caso d’insolvenza, la banca escute il suo valore per soddisfare il proprio credito.

    Cosa sono i mutui chirografari?

    I mutui chirografari sono una forma di finanziamento formalizzata mediante scrittura privata tra la banca e una azienda o un privato. Come qualsiasi altra forma di prestito, anche il mutuo chirografario prevede il rimborso del debito per capitali e interessi tramite il pagamento di rate periodiche.

    Quali sono i mutui ipotecari o fondiari?

    I mutui ipotecari o fondiari rientrano nella categoria di finanziamento a lungo termine. Vengono stipulati davanti alla presenza di un notaio e sono assistiti da garanzia ipotecaria. La garanzia ipotecaria può essere richiesta per l’acquisto di beni immobili, la loro costruzione o ristrutturazione.

    Quali sono le garanzie richieste per accendere un mutuo?

    Le garanzie vengono richieste, da parte dell’istituto erogante, per tutelarsi da eventuali inadempimenti di rimborso del credito da parte del mutuatario. Le garanzie più comuni sono:

    • ipoteca
    • fideiussione
    • polizze assicurative (alcune facoltative, altre obbligatorie)
    • eventuali penali contrattuali ossia “tassi di mora” (es. inadempimento o estinzione anticipata)

    Quali documenti vengono richiesti per accedere a un mutuo?

    Prima di accettare la richiesta di mutuo, viene avviata la fase d’istruttoria (fase preliminare) in cui la banca andrà a esaminare diverse informazioni; per questo vengono richiesti alcuni documenti al richiedente.

    Essi variano da banca a banca ma, generalmente, si possono suddividere in documenti

    • di identità (patente, carta di identità, passaporto, etc.)
    • anagrafici (stato di famiglia, cittadinanza, residenza, ecc.)
    • di reddito (busta paga, modello unico, estratti conto, cedolino pensione, ecc.)
    • tecnici dell’immobile in questione (compromesso, compravendita, atto di proprietà, planimetria catastale, ecc.)

    Quali sono le modalità per restituire i soldi richiesti nel finanziamento?

    Una volta calcolato il piano di ammortamento, le modalità di rimborso possono variare tra un piano e l’altro, in base a

    • tipo di mutuo
    • somma richiesta
    • durata stabilita
    • banca a cui si è rivolti

    Il metodo di rimborso è generalmente basato sul pagamento di rate a scadenza fissa (mensili, trimestrali o semestrali), che comprendono una quota di capitale e una quota di interessi.

    Per quale tipo di spesa posso richiedere un mutuo?

    Un mutuo viene generalmente richiesto per effettuare spese legate a un bene immobile, come: acquisto, ristrutturazione e/o costruzione.

    Entro quanto tempo devo/posso restituire i soldi del mutuo?

    I piani di ammortamento (rimborso) di un mutuo variano notevolmente sulla base della somma richiesta e i tipi di contratto promossi dall’istituto a cui si è rivolti. Tendenzialmente il mercato offre tempi che oscillano tra i 5 e i 30 anni (eccezionalmente può arrivare anche a 35-40).

    Perché vengono richieste delle garanzie?

    La banca richiede garanzie per tutelarsi da eventuali inadempimenti del pagamento delle rate da parte del mutuatario.

    Che differenza c’è tra prestito e mutuo?

    Sono entrambi finanziamenti, sostanzialmente si differenziano tra loro per:

    • finalità di acquisto
    • importo del credito
    • durata di rimborso
    • garanzie richieste

    In genere per concedere un prestito non sono richieste garanzie reali ma solo alcune garanzie personali. Per un mutuo, invece, è necessariamente richiesta l’ipoteca sull’immobile in acquisto o uno già di proprietà.

    In merito alla durata del rimborso questa è compresa tra

    • 12 e 120 mesi per quanto riguarda i prestiti a breve termine
    • 3 e 15 anni per i prestiti a medio/lungo termine
    • 5 e 30 per i mutui

    Sull’importo del credito si può arrivare fino all’80% del valore dell’immobile per i mutui. Per i prestiti il credito può andare da 150 € a 30.000 €.

    Determinante distinzione è fatta sulla finalità di acquisto. Il prestito nasce per fini consumistici (per questo detto anche credito al consumo) e non sempre è necessario specificare a cosa è finalizzato il finanziamento richiesto. La richiesta di un mutuo, invece, è sempre legata all’acquisto di un bene immobile.

    Questa FAQ mutui non esaurisce la mole di domande che nascono sull’argomento dei prestiti o dei mutui. Utilizza il campo di ricerca per cercare risposte a domande non contemplate in questo elenco.