Tag: Pubblica Amministrazione

  • SPID identità digitale per i servizi online

    SPID identità digitale per i servizi online

    La parola SPID è l’acronimo di Sistema Pubblico d’Identità Digitale. Nasce dalla proposta un parlamentare veronese Stefano Quintarelli ed ha lo scopo di identificare gli utenti in un sistema unico. Questo sistema, permette l’accesso online ai servizi pubblici e privati, da qualsiasi dispositivo.

    Qual è lo scopo dello SPID o identità digitale?

    Lo SPID ha lo scopo di facilitare l’accesso ai servizi pubblici tutelando i dati e la privacy dei possessori dell’identità digitale. In precedenza, per accedere ai servizi offerti dall’amministrazione pubblica, occorrevano un account e una password specifici. A volte era necessario effettuare comunicazioni tramite PEC (Posta Elettronica Certificata) e registrare anche ulteriori credenziali. Questo sistema ora semplifica la burocrazia cartacea e i passaggi informatici. Permette anche di risparmiare il tempo che solitamente si impiega a trasferire le pratiche cartacee da un ufficio all’altro.

    Alcuni Enti e Regioni permettono con questo sistema, di accedere ad alcune pratiche online come:

    • finanziamenti
    • programmi di sviluppo
    • fondi europei
    • bonus
    • iscrizioni scolastiche
    • prenotazioni sanitarie

    oppure per quanto riguarda l’economia e finanza è possibile effettuare:

    • pagamenti di tasse
    • pagamenti di tributi
    • tenere la gestione di fatture elettroniche
    • precompilare il modello 730 unico

    Si può inoltre accedere al portale online del proprio Comune e scaricare certificati o estratti di stato civile.

    Si può accedere al portale dell’INPS al proprio Fascicolo Sanitario Elettronico.

    E ancora :

    • presentare la domanda per i contributi per l’acquisto dei libri di testo
    • usufruire dei bonus cultura
    • partecipare a concorsi pubblici
    • gestire pratiche e controllare accrediti, come nel caso di Reddito di Cittadinanza

    Come scegliere il gestore SPID

    Tutte le persone maggiorenni possono richiedere lo SPID anche se risiedono all’estero. È necessario scegliere un Identity Provider (IP) cioè chi deve gestire l’identità digitale.

    Attualmente le società accreditate dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) a fornire l’utenza digitale sono:

    La scelta dei gestori soggettiva e spesso è determinata da diversi fattori come ad esempio i tre livelli di identità che determinano il livello di sicurezza:

    • primo livello a cui ci si accede con nome utente e password
    • secondo livello per il quale cui occorre un One Time Password (OTP), un codice usa e getta
    • terzo livello di sicurezza dove le società creano una card con un codice associato all’identità dell’utente.

    Attualmente solo Aruba, Poste e Sielte erogano il terzo livello di sicurezza.

    Un altro fattore che determina la scelta è la modalità riconoscimento, che può avvenire:

    • di persona presso un ufficio attraverso un operatore, in modo gratuito
    • a domicilio attraverso un portalettere, in questo caso a pagamento
    • per alcuni gestori il riconoscimento può avvenire attraverso webcam (servizio a pagamento)
    • utilizzando la CIE (Carta d’Identità Elettronica), la CNS (Carta Nazionale dei Servizi), o la firma digitale

    Il riconoscimento è un passaggio obbligatorio per ottenere lo SPID e insieme agli altri dati viene richiesto per prevenire usi fraudolenti e proteggerci da furti d’identità. Una volta abilitato lo SPID, è gratuito.

    Come si crea uno SPID?

    Per poter creare uno SPID è necessario:

    • Documento d’Identità
    • Tessera Sanitaria / Codice Fiscale
    • indirizzo di posta elettronica
    • numero di telefono cellulare

    È necessario scegliere l’identity Provider a cui affidarsi, collegarsi al sito da qualsiasi dispositivo e proseguire nella voce servizi online d’identità digitale abilitati a SPID.

    Inserire i dati anagrafici richiesti e l’email, al quale, una volta registrati vi verrà inviato un codice di verifica, da inserire e confermare. Scegliere una Password ed inserire il numero di cellulare attraverso il quale vi verrà inviato un codice di verifica, da inserire e confermare.

    Per il riconoscimento è necessario alternativamente:

    • scansionare il documento con il quale si è registrati
    • presentarsi direttamente di persona in ufficio del gestore
    • collegamento via webcam e con il codice di pratica inviato per e-mail

    Dopo il riconoscimento vi arriverà un e-mail di conferma con le credenziali SPID.

    Lo SPID può essere di tre livelli:

    1. per accedere ai siti che richiedono solo username e password.
    2. per altre amministrazioni che richiedono una sicurezza maggiore
    3. con card con codice associato all’identità o firma digitale per un ulteriore grado di sicurezza

    e bisogna scaricare un applicazione come InfoCert ID o PosteID o di altro tipo in base al gestore scelto, necessaria per accedere ai servizi online attraverso l’utilizzo del QR Code.

    Esempio di accesso al portale INPS tramite QR code

    Per effettuare l’accesso al portale, ad esempio in quello dell’INPS, seleziona l’indirizzo internet: www.inps.it. Si aprirà la Home Page, una pagina con l’elenco dei servizi disponibili a cui si può accedere.

    Per entrate nell’area personale, clicca nella finestra in alto a destra su MY INPS. Clicca dove c’è la voce autenticazione con SPID. Entra con SPID e clicca il tuo Identity Provider nell’elenco della finestra che vedrai aprirsi.

    Comparirà il QR Code (Quick Response Code), cioè il codice a risposta veloce. È uno schema di forma quadrata che memorizza le informazioni.

    Dal cellulare apri l’applicazione ID scaricata in precedenza e pigia su autorizza con QR Code e inquadra il QR sul monitor. Il tuo dispositivo leggerà questo codice grazie alla fotocamera e l’applicazione ID scaricata. Una volta riconosciuto il codice QR, sul tuo cellulare si aprirà una schermata dove inserire L’ID per l’autorizzazione. Cioè un codice alfanumerico di 6 caratteri che hai scelto al momento della registrazione dell’applicazione ID.

    Inserisci il codice e vedrai aprirsi sul monitor una pagina di richiesta di consenso dati. Una volta accettato il consenso si entra nel portale dell’INPS. Eventuali servizi potrebbero richiedere un ulteriore livello di sicurezza e quindi chiedere anche lo SPID 3 per acconsentire l’accesso.

    SPID e altre informazioni sull’identità digitale

    Tutti i cittadini che risiedono in Italia, con un documento italiano e maggiorenni, possono richiedere l’identità digitale ai gestori riconosciuti AgID.

    Gli italiani che risiedono all’estero, per richiedere lo SPID devono essere in possesso di:

    • documento in corso di validità italiano, ad esempio passaporto o carta d’identità
    • Tessere Sanitari / Codice Fiscale
    • e-mail
    • numero di telefono cellulare ad uso personale

    Per le procedure di attivazione puoi rivolgerti ad uno dei gestori riconosciuti AgID. Alla pagina richiedi SPID, ci sarà l’icona EU (Unione Europea) o mondo e mondo, insieme a tutte le altre informazioni e i metodi di riconoscimento.

    Per lo straniero che si trova in Italia che vuole richiedere lo SPID, deve essere in possesso di:

    • documento italiano, ad esempio: carta d’identità in corso di validità
    • codice fiscale
    • e-mail
    • numero di telefono cellulare ad uso personale

    Sul sito dell’agenzia delle entrate, si può verificare la procedura per ottenere il codice fiscale. Se hai il permesso di soggiorno, nel richiedere lo SPID, puoi richiedere la carta d’identità Italiana.

    Per le procedure di attivazione puoi rivolgerti ad uno dei gestori riconosciuti AgID.

    Alla pagina richiedi SPID, ci sarà l’icona EU (Unione Europea) o mondo e mondo, insieme a tutte le altre informazioni e i metodi di riconoscimento.

  • Dipendenti pubblici, per loro è nato il Piccolo Prestito

    Dipendenti pubblici, per loro è nato il Piccolo Prestito

    Purtroppo sono tante le famiglie che non se la passano benissimo e che devono ricorrere ad un prestito personale per poter comprare la macchina nuova, ri-arredare il salotto, sposare una figlia. Sappiamo come va in questi casi: lo stipendio serve per vivere tutti giorni, a stento si arriva dignitosamente a fine mese e difficilmente si riesce a mettere qualcosa da parte. Anche i dipendenti pubblici , pur avendo lo stipendio fisso, vivono le stesse logiche, le stesse dinamiche economiche. E così sono in tanti a rivolgersi a banche o finanziarie per richiedere un prestito personale. Per fortuna non ci sono solo banche e assicurazioni, i dipendenti pubblici, tramite la piattaforma NoiPA, possono ottenere un finanziamento: il “Piccolo Prestito”.
     
    È importante comprendere nel dettaglio come funziona questa particolare tipologia di prestito personale erogato dall’INPS. In questo articolo ti spiego quali sono le modalità di accesso a questa soluzione alternativa.

    Piccoli prestiti personali per dipendenti pubblici erogati dall’INPS

    Il Piccolo Prestito si ottiene tramite la piattaforma NoiPA. I dipendenti pubblici possono ottenere questo finanziamento rimborsabile in rate costanti. Le rate vengono trattenute dalla busta paga del dipendente della Pubblica Amministrazione con il meccanismo della cessione del quinto dello stipendio. I dipendenti che intendono ottenere il Piccolo Prestito devono essere iscritti al fondo della Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali denominato “Fondo credito”. L’adesione al fondo credito comporta una quota mensile dello 0.35% dello stipendio netto.

    Piccolo prestito ai dipendenti pubblici, quanto si può avere?

    Il meccanismo è semplice. Si possono chiedere imposti pari

    • 1 mensilità rimborsabile in un anno
    • 2 mensilità rimborsabile in due anni
    • 3 mensilità rimborsabile in tre anni
    • 4 mensilità rimborsabile in quattro anno

    La mensilità è intesa netta e l’anno corrisponde ai 12 mesi successivi al mese di erogazione del prestito. Con il Piccolo Prestito inoltre hai la possibilità di accedere a finanziamenti più corposi con la soluzione a doppia mensilità. Il meccanismo è lo stesso visto in precedenza ma si ottengono  importi pari al doppio della soluzione base.

    Quali tassi si applicano?

    Per quel che riguarda gli interessi, il Piccolo Prestito personale per dipendenti pubblici dell’INPS ha un TAN (Tasso Annuo Netto) del 4,25%. Al tasso netto vanno aggiunte le spese  amministrative per le quali si paga un’aliquota dello 0,50% ed un premio per il fondo rischi che varia in funzione della durata del prestito e dell’età del richiedente. Al Piccolo Prestito possono accedere i dipendenti della pubblica amministrazione sia  tempo indeterminato che determinato. Questi ultimi però possono richiedere prestiti rimborsabili entro la scadenza del loro contratto do lavoro.

    Come richiedere il prestito?

    Una grande qualità di questo servizio è che le operazioni si svolgono tutte online. L’accesso alla preventivazione ed alla richiesta del prestito è nell’area riservata del sito di NoiPa, sezione Self Service Piccolo Prestito. Grazie all’operatività online c’è il vantaggio di fare tutto direttamente via web senza dover andare ad uno sportello INPS o presso la propria amministrazione.

    Una volta fatta la richiesta il portale NoiPA trasmette all’INPS i dati economici, anagrafici, fiscali e giuridici del richiedente, necessari all’approvazione della pratica. Una volta ottenuto il prestito l’erogazione è automatica e l’importo viene versato sul conto corrente del richiedente.

    Accedere al self service Piccolo prestito: ecco come fare

    Il sito Noi Pa è nato con l’obbiettivo di  semplificare e migliorare la vita delle pubbliche amministrazione e dei lavoratori. Nel caso del Piccolo Prestito, il self service mette a disposizione gli strumenti per la gestione e monitoraggio del finanziamento. Grazie a NoiPA si hanno tre grandi vantaggi operativi

    • riduzione dei tempi per la lavorazione della pratica
    • eliminazione della modulistica cartacea
    • automazione dei meccanismi di amministrazione

    Quando entri nel self service e accedi al modulo per la compilazione della richiesta, trovi precompilati i campi relativi alla tuo reddito certificati da NoiPa. Il servizio inoltre tiene traccia dei passi relativi al processo di erogazione, per cui puoi monitorare lo stato di avanzamento della richiesta. Tra le opzioni disponibili in questa fase c’è anche la possibilità di rinunciare al prestito, ovviamente una volta erogato non è più possibile rinunciare. Una opzione disponibile invece in fase di ammortamento è la possibilità di estinguere anticipatamente il prestito, il sistema calcola automaticamente l’importo necessario per estinguere il debito in un unica soluzione.

    Se sei un dipendente pubblico puoi accedere al Piccolo Prestito, soluzione che prevede il rimborso tramite la cessione del quinto dello stipendio. Oltre al sito NoiPA puoi chiedere il Piccolo Prestito anche alle banche o finanziarie che hanno sottoscritto la convenzione con l’INPS.

    La soluzione più semplice e pratica però resta quella messa a disposizione da NoiPA il portele della Pubblica Amministrazione

  • Casa popolare: cosa è e quali sono i requisiti per ottenerne una

    Casa popolare: cosa è e quali sono i requisiti per ottenerne una

    Gli Erp (alloggi di edilizia residenziale pubblica) sono comunemente conosciuti come case popnolari. Una casa popolare è un immobile di proprietà dello Stato assegnato, dopo un’esplicita richiesta, ai cittadini più bisognosi. La caratteristica principale di queste abitazioni è che esse vengono concesse a canoni di locazione agevolati, più bassi, in modo da garantire, anche a coloro che non possono permettersela, una casa in cui vivere.

    Casa popolare: a chi spetta?

    Circa ogni 4 anni i Comuni pubblicano un bando per l’assegnazione delle case popolari. I bandi possono essere anche più frequenti a causa della grande mole di richieste. Tali bandi contengono,aggiornandoli di volta in volta, i requisiti per ottenere una casa popolare.

    I possibili beneficiari di un alloggio popolare sono:

    • cittadini economicamente in difficoltà, aventi un reddito che non deve superare le soglie indicate nel bando (il cosiddetto reddito convenzionale)
    • cittadini per i quali è stato riconosciuto lo status di disabilità.
    • genitori single con figli a carico
    • giovani coppie
    • soggetti senza fissa dimora.

    Ovviamente questi sono solo beneficiari ipotetici poiché l’effettivo accesso all’agevolazione e la posizione in graduatoria per l’assegnazione delle case popolari varia in base ai requisiti stabiliti dal bando di ammissione pubblicato dal Comune di residenza.

    Richiesta casa popolare: documenti da presentare

    Al modulo di domanda per la richiesta di un alloggio popolare vanno allegati una serie di documenti indicati dal Comune.
    Tra i documenti da presentare per richiedere una casa popolare ricordiamo:

    • Fotocopia di un valido documento d’identità.
    • Certificato ASL relativo ai componenti invalidi del nucleo familiare.
    • Certificato ASL riferito alla tipologia dell’immobile dell’attuale residenza (alloggio improprio, scarsa igiene e/o sovraffollamento).
    • ISEE in corso di validità.

    Ogni bando per la richiesta di una casa popolare indica con precisione gli ulteriori documenti (per esempio marca da bollo, provvedimenti di sfratto etc.) da allegare al modulo di domanda.

    Bando e modulo richiesta casa popolare

    Il sito ufficiale del Comune il portale dell’Ente gestore che si occupa delle assegnazioni pubblica il bando. Questo stabilisce le modalità e i requisiti per ottenere una casa popolare. Normalmente sia il modulo di domanda che il bando sono consultabili presso gli uffici municipali adibiti (oppure online tramite i portali degli Enti gestori). Se il cittadino è in possesso dei requisiti indicati dal bando allora è possibile procedere con la richiesta della casa popolare.

    Assegnazione case popolari: come funziona

    I cittadini in possesso dei requisiti per richiedere una casa popolare devono rivolgersi al proprio Comune di Residenza. Come anticipato all’inizio dell’articolo, circa ogni 4 anni i comuni pubblicano un bando per l’assegnazione dei cosiddetti alloggi popolari. Con la pubblicazione del bando vengono infatti definiti i requisiti per ottenere una casa popolare. Tali criteri variano di comune in comune ed è quindi necessario prendere atto delle eventuali novità introdotte.

    La domanda per richiedere una casa popolare va inoltrata al Comune di residenza. Una volta inviato il modulo di richiesta gli addetti del Comune procedono trasmettendo la richiesta alla Commissione di assistenza alloggi che, in base alle linee guida dettate dal bando, redige una graduatoria, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Regione d’appartenenza. Nella graduatoria è presente, per ogni richiedente, un punteggio. Il punteggio aumenta nel momento in cui aumentano i requisiti per ottenere una casa popolare. (Per esempio vi è un punteggio specifico per i nuclei familiari con soggetti invalidi, o con figli minori a carico etc.)

    Dopo la pubblicazione della graduatoria definitiva, a tutti i richiedenti viene inoltrata una lettera contenente la loro posizione e il punteggio ottenuto. In base alle disponibilità del Comune saranno resi noti i cittadini idonei e che quindi potranno beneficiare dell’alloggio popolare. Ai soggetti assegnatari sarà inoltre comunicata la data e il luogo di convocazione per determinare l’alloggio popolare spettante.

    Ovviamente la scelta dell’immobile è relativa, poiché il tipo di alloggio spettante è strettamente legato al punteggio ottenuto in graduatoria e dunque ai requisiti del singolo richiedente. Vi ricordiamo che a causa dell’elevato numero di richieste per l’assegnazione delle case popolari, le domande sono comunque inserite in liste d’attesa e assegnate in base alla disponibilità effettiva degli immobili (quindi assegnate quando si liberano o vengono costruite nuovi alloggi).

    Requisiti per ottenere una casa popolare

    Richiedere una casa popolare è possibile solo in presenza di determinati requisiti. Scopriamo quali sono i requisiti per ottenere un alloggio popolare.

    Per poter richiedere una casa popolare il cittadino deve risultare in condizioni di difficoltà, tali da non consentirgli di procurarsi una casa in cui vivere. Ragion per cui per poter ottenere le strutture abitative statali è necessario che il richiedente non abbia diritti di proprietà, di usufrutto, di abitazione o uso su qualsiasi tipo di alloggio (o parte di immobile).

    Inoltre, è bene ricordare che possono ottenere una casa popolare solo i contribuenti che risultano residenti nel Comune che ha emesso il bando per la concessione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Ciò significa che pur possedendo i requisiti indicati dal bando, non può fare domanda per ottenere una casa popolare il cittadino che non risiede in una area appartenente al comune che si occupa del bando  per l’assegnazione della casa popolare

    Requisiti casa popolare

    Per poter accedere alle graduatorie per l’assegnazione di una casa popolare (a Milano, come a Napoli o in altri comuni italiani) è necessario, come anticipato rientrare in determinate condizioni stabilite dal bando.

    In linea generale sono diversi i requisiti per ottenere una casa popolare, tra i più significativi ricordiamo:

    • reddito ISEE
    • numero di soggetti che compongono il nucleo familiare
    • numero di figli minori fiscalmente a carico
    • età anagrafica del richiedente e dei componenti della famiglia

    Ove presente una persona alla quale è stata riconosciuta l’invalidità, è presa in considerazione la percentuale assegnata.

    Acquistare una casa popolare

    È possibile acquistare una alloggio popolare attraverso due opzioni:

    1. Tramite riscatto. In questo caso i pagamenti del canone d’affitto sono utilizzati come una sorta di riscatto concordato per l’acquisto dell’immobile. Il riscatto è possibile nel momento in cui un alloggio era già stato concesso da un determinato numero di anni. In questo caso il soggetto locatario (cittadino in affitto) ha diritto di precedenza rispetto agli altri eventuali acquirenti (diritto di prelazione).
    2. Tramite asta. In questo caso la casa popolare non è abitata, dunque non è stata ancora concessa a nessuno. Se il bando lo concede e in presenza dei requisiti minimi stabiliti, è possibile procedere con l’acquisto di un alloggio popolare a prezzi vantaggiosi. L’iter da seguire è specificato nel bando.

    Case popolari: decesso assegnatario

    È importante ricordare che nel caso venisse a mancare il cittadino assegnatario di un alloggio popolare, non è detto che i familiari possano continuare a beneficiarne. La casa popolare infatti potrà essere “mantenuta” da un parente solo se questo fa parte del medesimo nucleo familiare del legittimo assegnatario. Per poter sfruttare l’agevolazione, la presenza del “futuro erede” nella residenza popolare deve essere comunicata tempestivamente alla pubblica amministrazione che procederà con i dovuti controlli per verificare l’effettiva convivenza, stabile e duratura, dei componenti della famiglia.

  • Cessione del quinto della pensione

    Cessione del quinto della pensione

    La cessione di un quinto della pensione  è che un prestito che può essere richiesto dai cittadini pensionati. La restituzione avverrà cedendo un quinto della propria pensione al prestatore, la somme verrà trattenuta automaticamente dall’INPS che quindi provvede a versarla all’Istituto Bancario che ha erogato il prestito . Tale finanziamento è fornito da determinati Istituti Bancari convenzionati con l’INPS.

    Cessione di un quinto sulla pensione: come funziona e chi può richiederla

    Per quel che riguarda la platea degli aventi diritto, questa è costituita dai titolari di almeno una pensione minima, il cui importo è fissato ogni anno dall’INPS (pari a 513,01 per il 2019), sono tutti possibili fruitori della cessione di un quinto della pensione.

    L’età del richiedente non è fissata in maniera specifica, in linea generale, l’età massima accettata è pari a 85 anni ma dipende anche: dalla durata del prestito, dalla cifra richiesta e dall’Istituto bancario cui ci si rivolge.

    Il pensionato che vuole ottenere la cessione di un quinto della pensione deve effettuare la richiesta presso uno degli Istituti bancari accreditati, dopo aver ottenuto la relativa documentazione dall’INPS.

    Il prestito agevolato prevede, per legge, una copertura assicurativa in caso di premorienza (decesso) del richiedente.

    Documenti richiesti

    Vediamo ora quali sono i documenti richiesti, oltre a:

    • documento valido d’identità,
    • codice fiscale
    • cedolino della pensione (o accredito in conto corrente)

    è fondamentale per poter effettuare domanda della cessione di un quinto la comunicazione di cedibilità della pensione. Questo documento indica quello che sarà l’importo massimo che è possibile ottenere dal prestito.

    La richiesta della comunicazione di cedibilità deve essere effettuata dal soggetto (titolare della pensione) presso qualsiasi Sede INPS. Una volta ottenuta la documentazione questa dovrà essere consegnata all’Ente al quale sarà richiesto il prestito (Banca o Società Finanziaria).

    Redditi inclusi dalla cessione di un quinto della pensione

    Tutti i cittadini che riscuotono una pensione possono richiedere la cessione del quinto.

    Nel dettaglio i redditi inclusi dalla cessione di un quinto della pensione sono quelli relativi a pensioni di:

    • anzianità;
    • vecchiaia;
    • reversibilità;
    • invalidità;
    • inabilità.

    Solo alcune categorie di pensione, a causa della loro natura, sono escluse da questa tipologia di prestito.

    Redditi esclusi dalle cessione della pensione

    I pensionati che non possono accedere alla cessione di un quinto della pensione sono coloro che percepiscono:

    • Pensioni sociali e assegni sociali;
    • Assegni assistenziali per inabilità;
    • Assegni di sostegno al reddito (VOESO, VOCRED, VOCOOP);
    • Assegni nucleo familiare;
    • Invalidità civile (pensione di invalidità)
    • Pensioni che prevedono contitolari (per le quote che non spettano al richiedente del prestito);
    • Prestazioni di esodo (in base all’ex art. 4 della Legge n. 92/2012).

    Cessione di un quinto sulla pensione: tassi più vantaggiosi

    Per ottenere tassi d’interesse più vantaggiosi, il pensionato può richiedere il prestito direttamente presso un Ente Finanziario convenzionato con l’INPS.

    In questo caso la documentazione che riporta la “cedibilità della pensione” sarà elaborata direttamente dall’Istituto Bancario sfruttando il canale telematico dell’INPS.

    Quanto è possibile richiederla

    L’importo del prestito è direttamente proporzionale all’ammontare della pensione percepita annualmente, e può arrivare fino ad una cifra massima di 50.000 euro.

    Tale importo è calcolato sulla pensione considerata al netto delle trattenute previdenziali e fiscali.La cifra è inoltre determinata in modo da non scalfire in alcun modo la pensione minima stabilita ogni anno dalla Legge.

    Per essere più specifici vi spiegheremo nel dettaglio come funziona.

    Calcolo cessione del quinto della pensione

    Come dice il nome stesso del prestito “cessione del quinto sulla pensione” la rata mensile del finanziamento è trattenuta direttamente dalla pensione mensile del richiedente. La cifra della rata può arrivare fino ad un importo massimo pari a un quinto della pensione stessa.

    Esempio calcolo rata su una pensione netta di 900 euro
    Quota mensile rata = 900/5 cioè 180 euro

    Durata del contratto

    La durata massima del prestito è di 10 anni (120 mesi) e varia rispetto: alla cifra richiesta , alla pensione e alle condizioni previste dalla Banca.

    Pignoramento e cessione del quinto della pensione

    Anche in caso di pignoramento, è possibile accedere alla cessione del quinto della pensione. In questo caso però il calcolo del prestito sarà effettuato sulla differenza fra i 2/5 dello stipendio e la cifra pignorata.

    Calcolo cessione del quinto in caso di pignoramento

    Esempio:
    Su una pensione netta di 1.000 euro l’importo massimo del prestito è calcolato sottraendo dai 2/5 (400 euro) la quota pignorata di 200 euro (1/5 della pensione). Quindi: 400 meno 200 uguale 200 che rappresenta la cifra massima ottenibile del prestito.

    Convenzione INPS con le banche

    Come vi abbiamo anticipato possono concedere la cessione di un quinto della pensione solo alcuni Istituti bancari convenzionati con l’INPS.

    Elenco delle Banche e degli Istituti finanziari che hanno aderito alla Convenzione:

    • Banca di Sassari
    • Banca Federico del Vecchio
    • Banca Nazionale del Lavoro spa
    • Banca Nuova
    • Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio,
    • Banca Popolare di Vicenza
    • Banca Popolare Pugliese
    • Banco Popolare
    • Banco Posta
    • BHW
    • BNL Finance spa
    • Carichieti S.p.A.
    • Cassa di Risparmio di Prato
    • Coges Finanziaria
    • Compass
    • Conetruria
    • Deutsche Bank S.p.A.
    • Italcredi
    • Prestinuova
    • Prestitalia S.p.A
    • Profamily
    • Races Finanziaria S.p.A.
    • Spefin Finanziaria S.p.A
  • Scadenza delle marche da bollo e dell’imposta di bollo

    Scadenza delle marche da bollo e dell’imposta di bollo

    Le marche da bollo sono un sistema per versare l’imposta di bollo dovuta per la presentazione o la richiesta di alcuni documenti:

    • atti civili
    • commerciali
    • giudiziali
    • extragiudiziali
    • avvisi
    • manifesti

    Si usano quindi su certificati anagrafici, per il rilascio di documenti documenti come il passaporto o la patente, sulle ricevute fiscali e sulle fatture, su atti notarili.

    La scadenza delle marche da bollo

    Non esiste una scadenza delle marche da bollo, queste si possono sempre usare se non sono state già utilizzate e di conseguenza annullate. Lo stesso discorso vale per i francobolli facendo attenzione di aggiungerne altri se nel frattempo le tariffe minime sono aumentate.

    Le marche da bollo non scadono ma possono perdere la loro efficacia insieme al documento su cui sono apposte. Un certificato anagrafico, ad esempio, ha una validità di sei mesi. Dopo la scadenza la presenza della marca da bollo sul documento è irrilevante. In casi come questo si usa dire che la marca da bollo è scaduta insieme al documento, ma è ovviamente una forzatura.

    Dove si compra una marca da bollo

    Valori Bollati Lottomatica

    Le marche da bollo si acquistano dai rivenditori autorizzati, di solito bar, tabacchi, ricevitorie. In generale in tutti i punti in cui c’è l’insegna Lottomatica valori bollati. Sono attività dotate del terminale Lottomatica Servizi LIS Printer le quali potranno emettere la marca da bollo dell’importo dovuto.

    Di solito il valore delle marche ha due tagli prefissati: quelle da 2 o da 16 euro. Ci sono però casi in cui l’imposta varia a seconda del documento per il quale viene pagata. Il bollo sulle cambiali varia in funzione dell’importo delle cambiali stesse.

    Da qualche anno l’imposta può essere assolta in modo virtuale e pagata online. In questo caso non c’è il rilascio della marca adesiva ma vengono comunicati gli estremi che rendono evidente il pagamento dell’imposta. Questi estremi di solito vanno inseriti nel documento per il quale si è pagata l’imposta di bollo.

    Con l’introduzione della fatturazione elettronica è cambiata anche la modalità di versamento dell’imposta di bollo sulle fatture. Con chiusure trimestrali è dovuto all’Agenzia delle Entrate il valore totale delle imposte di bollo del trimestre da versare entro il giorno 20 del mese successivo alla chiusura.

    Come si annulla una marca da bollo

    Abbiamo già detto del fatto che una marca da bollo è inutilizzabile se è già stata utilizzata. Vediamo allora come si annulla una marca da bollo.

    A rigor di legge, l’annullamento delle marche avviene con

    • perforazione della marca
    • sottoscrizione mediante firma di una delle parti
    • apposizione della data
    • apposizione di un timbro parte

    Esclusa la perforazione gli altri metodi vanno messi in pratica utilizzando un area che comprenda ciascuna marca e parte del foglio.

    Per l’annullamento deve essere usato inchiostro (va bene quello di una penna)  o matita copiativa.

    Non si può scrivere né apporre timbri o altre stampigliature sulle marche da bollo, tranne che per eseguirne l’annullamento.

    In pratica le marche da bollo si annullano con un segno che renda chiaro il loro utilizzo

    • firma
    • data
    • timbro

    facendo in modo che che il segno coinvolga sia le marche da annullare che su il foglio sulle quali sono apposta.

    Le marche si annullano anche perforandole con un’obliteratrice.